La Chiesa di San Pietro Apostolo o Santuario del SS. Crocifisso si trova in pieno centro storico a Borgo a Buggiano.
Inizialmente doveva essere un oratorio annesso ed ad uso dell’omonimo ospedale che accoglieva i pellegrini e i mercanti che transitavano sulla vicina Via Cassia-Clodia, in transito tra Firenze, Pistoia e Lucca.
Nel tempo fu ampliata e trasformata, l’interno fu completamente rifatto in stile barocco nel 1772 su progetto dell’architetto toscano Antonio Zanone, decorato con stucchi per mano di Matteo Arrighi e Giuseppe Vannetti.
Fu costruito un tabernacolo nel coro con cornice neoclassica e fu spostato qui dal convento di Montecatini alto, uno splendido altare maggiore.
La semplice facciata a conci di pietra è tutto ciò che resta dell’originaria costruzione trecentesca.
Tra le pietre ce n’è una in particolare che reca un’iscrizione e ricorda la distruzione delle chiuse di Cappiano e delle mulina di Fucecchio e Santa Croce per mano degli abitanti di Borgo a Buggiano, Montecatini, Monsummano e Montevettolini nel 1412. Le chiuse trattenevano le acque di sgrondo del padule creando ristagni e allagamenti che rendevano la zona malsana.
La catena che si vede in facciata è una di quelle che serravano le chiuse.
La chiesa del miracolo del 1399
Attorno alla Chiesa ruota la storia di un miracolo che si tramanda da secoli. La fine del trecento è stata un’ epoca segnata da atroci lotte tra le fazioni Guelfe e Ghibelline, fortemente presenti anche in Valdinievole.
Il 18 agosto del 1399, durante incessanti combattimenti tra compaesani, una donna disperata si rifugiò in Chiesa a pregare e inginocchiata davanti al Crocifisso, lo vide “grondar vivo sangue” dal volto, dal costato, dalle mani e dai piedi. Gridò al miracolo! Colpita e scossa corse fuori a chiamare il popolo in lotta, che saputo del miracolo si placò e mise fine alle ostilità.
Nacque così una vera e propria venerazione del Crocifisso che richiamò, anche nei secoli avvenire, religiosi da tutta la zona e che attribuì alla chiesa anche il nome di Santuario del Santissimo Crocifisso.
Il crocifisso miracoloso
Nel Settecento poi un altro evento miracoloso contribuì a rinsaldare la fede in questa immagine sacra. Tra il 4 e il 5 maggio del 1799 scoppiò una rivolta contro le truppe francesi di passaggio che nella notte del 5 saccheggiarono il paese minacciando di incendiarlo. Lo scampato pericolo fu attribuito al Crocifisso e oltre al 18 agosto anche il 5 maggio è divenuto un giorno dedicato al ricordo, con lo svolgimento di celebrazioni religiose e civili.
Il Crocifisso miracoloso tutt’oggi si trova nel coro, dietro l’altare maggiore. Realizzato in legno nella prima metà del trecento rappresenta la figura del Cristo con profonda sofferenza, con occhi e bocca semiaperti ed una accentuata tensione muscolare, secondo l’iconografia del “Christus Patiens“. L’opera è attribuita al Maestro del Crocifisso di Camaiore, che realizzo anche altri Crocifissi sparsi nelle Chiese della Valdinievole.
L’interno
A lato si trovano due statue in terracotta dipinta dei rimi del ‘500 che raffigurano la Vergine e San Giovanni, attribuite alla scuola dei Buglioni, collaboratori dei Della Robbia di Pistoia dei quali sono molto i conosciuti i fregi dell’Ospedale del Ceppo.
Il patrimonio pittorico all’interno della Chiesa è veramente molto ricco.
“Il martirio di s. Agata” tavola cinquecentesca di incerta attribuzione. La scena si svolge sullo sfondo di un’architettura e in basso a destra è raffigurata una coppia di nobili, forse i committenti.
Sull’altare della Cappella del Rosario (costruita nel 1756) trova posto la “Madonna col bambino fra S. Domenico e S. Francesco”, risalente alla prima decade del ‘500.
L’opera è attribuita a Bernardino del Signoraccio, che si formò nella bottega del Verrocchio, e denota il suo stile sfumato, morbido e composto. Fu integrata nel settecento da Innocenzo Ansaldi che la inserì in un quadro più grande e aggiunse in alto i quindici misteri del rosario sorretti da due cherubini, in stile rococò.
Sul primo altare a destra potete riconoscere una “Sacra Conversazione” attribuita a Frà Paolino da Pistoia, figlio di Bernardino del Signoraccio e allievo di Frà Bartolomeo Firenze.
Raffigura la scena con stile severo e intimità, non soffermandosi su inutili elementi decorativi e traducendo nella sua pittura gli insegnamenti di ritorno alla semplicità predicati in quell’epoca da Girolamo Savonarola.
Al settecento risalgono alcune tele che affrontano il tema del miracolo, realizzate dal fra Felice
della sambuca.
Un ciclo di quattro opere sulla vita di S. Pietro: San Pietro Guarisce il paralitico, San pietre apostolo assiste alla caduta di Simon Mago, Quo vadis Domine?, la Liberazione di San Pietro apostolo dal Carcere.
La serie è rappresentata con uno stile eccentrico e venata di ironia.
Altre due tele dell’ottocento raffigurano rispettivamente il “Miracolo del 18 agosto 1399” e “Il miracolo del 5 maggio 1799” eseguite da T.S Cecchi, un artista locale. La loro importanza è legata soprattutto al culto popolare dei miracoli.
Il campanile accanto alla chiesa è stato costruito in epoca recente, riedificato nel 1903 al posto di quello precedente che era in pessimo stato di conservazione.