Passeggiare lungo il Torrente Cessana è un’esperienza molto suggestiva. Vi permetterà di scoprire la flora locale, pillole di storia, curiosità del luogo e respirare a pieni polmoni i profumi del bosco e della campagna.
Potete incontrare questo corso d’acqua percorrendo la Via Cessana, la strada asfaltata che collega Borgo a Buggiano alla località Campioni, ma anche seguendo i diversi sentieri che lo attraversano.
L’acqua è stato un elemento basilare per la nascita e lo sviluppo sia dei castelli di Buggiano, Colle e Stignano che dell’abitato di Borgo a Buggiano.
Il torrente Cessana, insieme ad altri più piccoli disseminati nella zona, dava energia ai mulini e ai frantoi (alcuni ancora oggi visibili) consentendo la produzione di farina e di olio d’oliva che sono sempre stati alla base dell’alimentazione del territorio.
IL NOME DEL TORRENTE CESSANA
“Standipesce o Standipescio” era l’antico nome medievale del torrente, che si è conservato fino agli inizi dell’ 800.
Cessana deriva probabilmente dal latino “Cessus” cioè impervio e nascosto, a identificare forse la parte alta, molto boscosa, del corso d’acqua.
Il torrente nasce in località LE PIANE nel Comune di Massa e Cozzile come “Fosso del Cessana“. Lo alimentano diversi fossi che si immettono sempre nella riva destra del fiume. Da nord a sud: Fosso del Piaggione della Stradella, di Piamazzese, di Castelvecchio, delle Vergaie e di Soralle. Scorre tra le due propaggini dei colli del Comune di Buggiano con i Castelli di Colle e di Buggiano sul versante orientale, di Stignano ad occidente.
Defluisce poi in pianura attraversando Borgo a Buggiano lungo le antiche mura occidentali (oggi Via Mazzini) e più a sud, in Padule, alimenta con le sue acque, tra le più limpide della Valdinievole, l’area Righetti, una vera e propria oasi per la fauna e la flora palustri, tutelata dal Consorzio del Padule di Fucecchio.
Breve dizionario del torrente Cessana
Bozzi: sbarramenti del corso d’acqua che creano pozze abbastanza profonde, tanto che i ragazzi del luogo amano farci il bagno in estate.
Bottacci: erano i bacini di accumulo d’acqua vicino ai mulini e agli opifici lungo il torrente.
Ritrecini: ruota orizzontale sulla quale arrivava il getto d’acqua.
Palmenti: macine dei mulini.
La Flora: gli alberi e le piante che puoi osservare
Il territorio è piuttosto vario.
La parte collinare che si apre sui borghi di Colle e Buggiano è armoniosa, poetica ed è caratterizzata da cigli erbosi, uliveti a perdita d’occhio e qua e là filari di viti, alberi da frutto e gelsi. Durante la primavera i fiori di campo riempiono le aree erbate lasciate incolte e i cigli della strade, offrendo uno spettacolo suggestivo.
Più nell’interno invece, nella parte boschiva, si trovano castagni, querce, lecci, carpini, alcuni pini ma soprattutto robinie pseudoacacie (anche conosciute come acacie), una specie particolarmente infestante.
Forte anche la presenza salice e sambuco, felci e polmonaria.
Cosa puoi vedere seguendo il torrente lungo la via Cessana:
Molino dei Frati (già molino alle conce)
L’edificio, al di là del ponte presso il Lavatoio pubblico, sulla strada per Stignano, era anticamente un molino-frantoio dei Frati Agostiniani della Selva (XVII sec.) ed è oggi utilizzato per la lavorazione dei metalli. Il bottaccio, ancora visibile, era costituito da monumentali mura in cotto. Ha funzionato, come frantoio, fino agli anni ’80 del secolo scorso.
Molino del Gamboni (già molino la Tromba)
Questo molino, di proprietà della famiglia Sannini, era gestito dai Gamboni sin dalla seconda metà del ‘700.
Venne ampliato nell’800 attivando ben quattro macine ed un frantoio. La molinatura interessava non solo il grano ed altri cereali, ma anche le castagne e le ghiande.
Il paesaggio delle colline buggianesi era perciò diverso da quello che vediamo oggi, con boschi di castagni, di lecci e querce.
I Gamboni, divenuti in seguito proprietari di questo opificio idraulico, onorarono la loro secolare storia di mugnai, macinando grano e granturco, fino agli anni ’70 del secolo scorso.
Il molino, oggi, si è esemplarmente mantenuto integro (con il bottaccio, le bocche d’ingresso dell’acqua, le macine e le volte che sorreggono l’edificio da cui fuoriusciva l’acqua scaricata dai ritrecini), conservando al suo interno addirittura i palmenti e le ottocentesche tramogge in legno!
Antico Acquedotto di Bellavista
Imponente struttura del ‘700 a tre archi, con lo stemma, in pietra serena, della famiglia “Feroni”. Conduceva l’acqua della sorgente di Capofico fino al Castello di Bellavista, attraversando il piccolo “Rio delle Due”, che scende da Stignano.
Il Ponticino – Ponte romanico
Con la sua ardita struttura architettonica, è sicuramente il più antico ponte del Cessana e la sua immagine è diventata il “logo” del Torrente.
Il Ponticino era utilizzato dai contadini di Stignano per accedere ai mulini situati sulla sponda sinistra del fiume.
Era anche un importante elemento di comunicazione tra Stignano e Buggiano Castello che, fino alla fine del ‘700, costituiva il centro politico-amministrativo della Comunità.
Sul lato destro del torrente, tra il Ponticino e il passo carrabile più a sud, si conserva ancora un segmento del selciato, attualmente ricoperto da terriccio, della antica “Via che da Stignano va a Buggiano”.
IL CONSORZIO DEL PADULE DI FUCECCHIO lo ha restaurato con materiale tradizionale, nel rispetto del paesaggio ancora del tutto integro della valle del Cessana.
Un più ampio e complesso progetto di riqualificazione e valorizzazione ambientale ha interessato, oltre agli argini ed i muretti, tutti i ponti pubblici del torrente; con un recupero anche della toponomastica fluviale, attraverso l’installazione delle formelle di terracotta smaltata.
Molino dei Monti (già molino Standipesce)
Ex opificio ristrutturato ad uso di abitazione.
Erano proprietari nel ‘600 Maria Francesco Dei e nell’800 Vincenzo Sannini, appartenenti entrambi a note famiglie benestanti borghigiane.
A lato del mulino passa una mulattiera, “Via del Molino”, che inerpicandosi sul colle di Buggiano, esce a Porta Sermolli.
È in buone condizioni (parte lastricata, parte acciottolata) ricoperta solo di uno strato di terriccio.
Le mulattiere, oltre a collegare i centri urbani con i mulini, costituivano, nel periodo storico precedente le bonifiche, quando le acque dell’area palustre lambivano le pendici collinari, segmenti importanti della comunicazione tra Pistoia e Lucca.
A mezza costa, il percorso più noto, passava per Buggiano Castello, scendeva al Cessana, risaliva a Stignano, proseguiva per La Costa e conduceva, come tappa intermedia, alla Città di Pescia.
Fonte di Capofico o Capofio
Il marchese Feroni, nel 1696, ottenne dal Granduca di Toscana la concessione della Sorgente di Capofico ed alla Comunità rimasero solo le sorgenti minori poste al di sotto di questa località, le quali alimentavano una fonte, da cui, fino a pochi anni fa, i Borghigiani attingevano una fresca e buonissima acqua.
A nord dell’attuale passo carrabile privato, il vecchio ponte in ferro con la pavimentazione in blocchi di pietra, mostra la tubazione che porta tutt’oggi l’acqua della sorgente alla Villa di Bellavista.
Nel contempo, il Feroni, incanalò anche le acque della “Fontana delle Fate” per usi idrici della villa, ma anche per fornire la grande vasca del giardino. L’acquedotto alimentava e alimenta ancora oggi Villa Bellavista.
La sorgente è ubicata sul lato sinistro del “Rio delle Due” di Stignano.
Bozzo dei Vecchi
Il Torrente Cessana è caratterizzato da una serie di bozzi, con le rispettive belle cascate. Venivano, nel passato, utilizzati dalla donne, che scendevano al fiume dai Castelli collinari per lavare i panni, dalla gente per lavarsi (la vasca da bagno, sino alla fine della seconda guerra mondiale, era privilegio di pochi …) o per fare, in estate, dei veri e propri bagni.
Il torrente veniva utilizzato anche per la pesca.
Il pesce d’acqua dolce ha costituito infatti una importante risorsa della alimentazione povera della popolazione del Comune di Buggiano, dal medioevo sino alla fine dell’800.
Il pesce del Padule veniva venduto ogni giorno, sotto la Loggia (oggi scomparsa) in Piazza Salutati al Borgo: anguille, tinche, cavedani, ecc.
I frati benedettini di Buggiano, prima delle bonifiche medicee, possedevano addirittura un’isola (”Isola della Badia”) nelle acque del Padule, per la pesca e l’essiccazione del pesce d’inverno!
Bozzo della Cava
Prende il nome dalla cava di pietra serena, situato sotto le mura occidentali di Buggiano Castello.
Le pietre della cava costituirono, alla fine del XVII secolo, un materiale prezioso per l’edificazione del Castello di Bellavista.
Nei primi anni dell’ 800, il Comune utilizzò l’estrazione delle pietre per lastricare “Via Francesca” (oggi, Corso Indipendenza) di Borgo a Buggiano.
In questa epoca, la pavimentazione delle strade in genere, anche quelle dei borghi collinari, era quasi tutta selciata, come le vecchie mulattiere.
Il tracciato della “Via della cava“, selciata ed in parte lastricata, si può individuare ancora oggi, nonostante sia coperta da detriti.
Partiva da sotto l’orto della casa Ricordati di Buggiano Castello, in prossimità di una torretta medievale di guardia, i cui ruderi ancor oggi si conservano, costeggiava il cantiere di estrazione delle pietre e sboccava in Cessana, vicino al mulino della Badia.
Molino della Colombaia
“Colombaia” è il nome della località in cui è ubicato l’ex opificio ad acqua. Anticamente era il “Molino della Badia” dei Frati benedettini di Buggiano Castello.
Nell’ottocento troviamo proprietari del molino i fratelli Magnani, facoltosi imprenditori delle cartiere di Pescia.
Con l’acquisto dei poderi e della Villa di Bellavista, divennero i più ricchi possidenti nel Comune di Buggiano.
Oggi il molino è stato trasformato in abitazione civile e come tutti gli altri opifici idraulici del Cessana, per l’attenzione delle Amministrazioni Comunali e per la sensibilità dei proprietari, ha mantenuto la tipologia architettonica originale.
Molino di Stecchino
È ubicato in località “Ladroneccia” a 100 metri a nord del Ponte di Campioni.
È attualmente in condizioni di degrado, ma se ne sta progettando il recupero. Proprio davanti all’ex opificio c’è una presa che incanala l’acqua del torrente per la lavorazione delle piume della ditta Salpi del Borgo.
Frantoio nel XVII secolo di proprietà di Vincenzo Landucci, divenne frantoio-mulino nel XIX secolo, legato alla Villa-Fattoria dei Sermolli di Buggiano.
Al di sopra del mulino c’è un’area pregevole per la vegetazione, con il “Bozzo della Madonna”, che i borghigiani del secolo chiamavano “La Svizzera”.
Ancora più a settentrione ci sono altri due mulini, rispettivamente detti “Molino del Bercini” e “Molino di Maciste”, ai quali gli attuali proprietari hanno prestato una particolare attenzione per il loro recupero conservativo. Sono collegati al Castello del Colle con la “Via delle Melina”.
Cosa puoi vedere seguendo i sentieri di bosco che passano vicino al torrente:
La Polveriera
Da qui passano i sentieri n. 2 e n. 3.
In origine qui sorgeva un mulino, realizzato nel punto di confluenza tra il torrente Cessana e il Fosse del Puntone di Giuda (confluente da destra).
Per il carattere scuro del luogo, la località era detta “Inferno”.
Nell’ottocento il mulino fu utilizzato come polveriera e potete trovare tracce di questa costruzione tra la vegetazione.
Il Mulino e il ponte di Maciste
Da qui passano i sentieri 1 e 2.
Un luogo nel quale il tempo sembra essersi fermato. Il Mulino è stato riconvertito in Casa vacanze, mentre il ponte ha mantenuto il suo aspetto originario ed è tra il luoghi più amati dagli abitanti del posto e da tutti coloro che amano passeggiare in questa zona.
Castelvecchio
Da qui passano i sentieri n 1 e 2
Il torrente passa vicino alla collina di Castelvecchio che ha ospitato l’antico abitato di Castiglion Veteri, distrutto nel ‘200 e che fu ricostruito poco lontano (sul colle detto di Pietrabona) e prese il nome di Colle di Buggiano.
Del vecchio castello non è rimasta traccia e al suo posto si trova un’abitazione.
In questo territorio il castagno era anche conosciuto come “albero del pane“ perché dalla sua coltivazione si otteneva la farina di castagne che ha sfamato intere generazioni.