Coluccio Salutati è stato un politico e letterato italiano, figura culturale di riferimento durante il Rinascimento a Firenze.
Nella caratteristica piazzetta di Stignano è ancora visibile la sua casa natale, dove visse l’infanzia prima di trasferirsi a Bologna.
A Stignano tornò nel 1351 negli anni avvenire esercitò l’attività di notaio nelle vicine Uzzano e Vellano. Nel 1366 sposò un’abitante del paese.
Compì studi notarili e viaggiò in molte città italiane, finché nel 1374 giunse a Firenze. Qui fu nominato Cancelliere di Firenze, la carica più importante nella burocrazia della Repubblica fiorentina che egli detenne fino alla morte.
Salvò Firenze dalla conquista del Duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, resistendo con i fiorentini ad una lotta durata ben 12 anni.
Ma i suoi meriti culturali superarono quelli politici.
Investì molte delle sue risorse personali per la creazione di una ricchissima biblioteca, molto grande per l’epoca.
Amava scrivere ed era un esperto oratore attingendo molto dalla letteratura classica.
La sua passione, in particolare per la letteratura pagana, e la sua profonda convinzione laica e terrena dell’uomo lo fecero disapprovare dalla Chiesa Cattolica.
Fu l’animatore del Circolo dello Spirito Santo, sede di dibattito e convegno fra i dotti fiorentini, ed ebbe una grande ammirazione per intellettuali come Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio, che considerava degni di stima quanto gli autori classici.
Il suo pensiero rappresentò nel contesto culturale dell’epoca un importante ruolo nel passaggio tra il Medioevo e il Rinascimento.
Nel corso dei suoi studi classici fu artefice di un’innovazione straordinaria: sostituì alla scrittura gotica (poco chiara) la più leggibile scritta minuscola simile ai moderni caratteri di stampa. Pensava che si trattasse di grafia romana, anche se in realtà si trattava di quella usata alla corte di Carlomagno. Tuttavia questo cambiamento fu fondamentale nell’epoca di nascita della stampa.
Tra le sue opere più importanti, l’Epistolario. Tratta argomenti vari, dai quali emerge un forte attaccamento alla sua città e alla libertà, secondo lui, da difendere a costo della morte.
Salutati difendeva “quel dono divino che si chiama libertà”, che a Firenze s’era fatta carne e sangue delle istituzioni politiche.
Dai suoi studi classici Coluccio apprendeva “l’arte di ben vivere e ben parlare” e forse “non si mosse dai colli nativi che amava percorrere, tessendo tra gli olivi e i castagni sulle rive dello Standipesce (torrente Cessana) le sue egloghe” (da A. Michelotti “Antichi Castelli di Valdinievole”).