Villa Sermolli
Nel 1721, la Villa diventava la dimora stabile della famiglia Sermolli, ai tempi dei conti Pietro Sermolli e Maria Albiera Belladonna, che prima venivano qui solo in villeggiatura perché abitavano a Volterra e a Firenze.
I Sermolli erano una famiglia blasonata molto ricca; erano, quindi, nobili di sangue blu (anche se con il pallino del rosso, anzi una fissa, no, no, era proprio un chiodo fisso il rosso e usavano intonacare tutti gli edifici di loro proprietà con quel colore!). I Sermolli possedevano uno stemma, significativo del loro potere: aveva uno sfondo azzurro su cui era disegnata una zampa di leone dorata che teneva stretta una catena di ferro da cui pendeva un peso di stadera.
Al primo cancello, si intravedono intatti il giardino e la limonaia, un edificio in cui i contadini venivano a depositare i prodotti coltivati, allevati o pescati. Salendo la ripida, si trova un altro accesso per il piano terra della villa, dove si trovavano la cappella, illuminata da candele e decorata da gigli bianchi freschi e profumatissimi, e la zona di rappresentanza.
Continuando a camminare, si accedeva alle stanze di lavoro del conte, dove era solito ricevere ospiti e gestire la corrispondenza. Si potevano ammirare un’enorme libreria, quadri e stampe appese alle pareti, uno scrittoio e diversi strumenti musicali; tra questi, c’era una rarissima spinetta, purtroppo oggetto di furto negli anni a venire, uno strumento a tastiera con corde pizzicate, su cui i discendenti di Pietro Sermolli hanno interpretato gli spartiti musicali tutt’ora conservati nel Fondo musicale Venturi conservato alla biblioteca comunale di Montecatini Terme.
Le mie antenate rondini cinguettavano le parti corali con grazia e disinvoltura. Al primo piano, sono rimaste pressoché intatte le camere del conte e della contessa, incantevoli, decorate con affreschi dai vivi colori.
Dal seminterrato, provenivano gli odori più inebrianti dei cibi preparati con cura e originalità nella cucina, viva per il frastuono delle stoviglie scelte e disposte sul fuoco, per lo scroscio dell’acqua per il lavaggio delle verdure e per gli stornelli dei cuochi.
(tratto da Incontri magici, Porto Seguro Editore)
(testo di Irene Giacomelli)