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Palazzo Pretorio a Buggiano Castello

Pensate che c’è stato un periodo in cui nella nostra famiglia sono nati pochissimi rondinini e siamo stati a rischio di estinzione, perché le uova non venivano covate a sufficienza e i nostri nidi venivano continuamente distrutti. Era il periodo in cui hanno costruito Palazzo Pretorio, circa novecento anni fa: un via vai di pietre, impalcature, scale e polvere e qui per noi era davvero difficile vivere tranquilli.

Il Palazzo pretorio c’era una volta e c’è ancora come allora: è stato costruito come abitazione più ampia e confortevole della casa-torre che i Da Buggiano, i signori del paese, hanno progettato ed abitavano quando sono arrivati qui.

Poi è diventato il palazzo del Podestà: era un uomo esperto di leggi che risolveva le contese tra cittadini. Veniva nominato Podestà un uomo di famiglia ricca e potente che aveva studiato le leggi e sapeva difendere i buoni e punire i malvagi per far trionfare la giustizia. C’era l’abitudine che ogni Podestà facesse collocare, in segno di potenza e di ricordo, lo stemma della sua famiglia sulla facciata del palazzo. Ogni stemma raffigurava un simbolo che rappresentasse la famiglia: ora, sembra un museo all’aperto, ma quanto penare, alle volte, per appendere quelli stemmi.

A noi rondini è sempre piaciuto perché è diventato un ricchissimo tabellone da gioco; ogni notte serena di luna piena, infatti, quando il cielo è chiaro più di sempre, ci mettiamo a giocare al gioco della rondine, che, forse, è più conosciuto come gioco dell’oca, vero?
Lo sapete, no? Si tirano i dadi e ci si posiziona sulla casella, dopo aver contato il numero del dado; noi tiriamo i dadi e voliamo sullo stemma in base al numero ottenuto; lì ci appollaiamo e ripetiamo la storia dello stemma ma poi subiamo le penitenze o godiamo dei privilegi che quella casella propone. È il nostro gioco preferito, perché possiamo stare insieme molto tempo a ridere e ad imparare storie nuove perché più siamo, più ci si diverte e non si va mai a letto, fino all’alba!

Stemma 4 comune di Buggiano (link leggenda del Bue). Questa casella dà un premio: chi capita sullo stemma 4 deve essere invitato a cena in un nido la sera successiva.

Stemmi 15, 24 e 34 ricordano Podestà appartenenti alla famiglia Peruzzi e rappresenta tre o sei pere d’oro gambute e fogliate di verde. I Peruzzi sono stati potenti e famosissimi banchieri che prestavano denaro ai mercanti che viaggiavano per l’Italia e per l’Europa a comprare e vendere stoffe e panni. Ecco, giunti a questo stemma, si ripassano le tabelline. Tutti i partecipanti interrogano il concorrente capitato sui Peruzzi: se questo non risponde bene deve rimanere fermo per un giro, altrimenti può continuare a giocare al turno successivo.

Stemma 14 il Grifone della famiglia Guerrieri che ha dato un Podestà a Buggiano negli anni 1509-1510. Questo Grifone non è un antenato di Harry Potter, né di un mago della casata dei Grifondoro, ma è un animale chimerico nato dall’unione del più nobile dei volatili, cioè l’aquila e del più nobile animale terrestre, cioè il leone. Simbolo di Custodia, Perfezione, Potenza e Vigilanza. Quando si capita su questo stemma, ci toccano ben dieci flessioni (si dura fatica, ma si rimane in forma!).

Stemma 42 quello di Arrigo Salutati, figlio di Coluccio, Podestà nel 1412. A me, gira che ti rigira, capita sempre di fermarmi su questo stemma, sapete. In onore di suo padre, Coluccio Salutati (link), a chi capita su questo stemma tocca recitare una poesia.

Stemma 54 della famiglia Gerini, di cui, Ottaviano, è stato Podestà a Buggiano negli anni 1542 e 1543. Era un’illustre ed antica famiglia fiorentina di speziali, si occupavano di comprare e vendere le erbe medicinali, ma erano anche medici e farmacisti. Io non vorrei aver avuto mai bisogno di uno speziale di qualche centinaio di anni fa perché, come dire, non erano certo affidabili.
I medici e farmacisti di allora erano anche maghi, stregoni, maneggioni, barbieri e per curare un paziente andavano per tentativi. Questo stemma vale una visita medica: ecco, chi capita su questo stemma viene visitato ma deve assolutamente riuscire a non ridere. Gli si guarda nel becco, sotto le ali, in testa, gli si muovono le zampette, insomma, ci si diverte da matti.

(testo di Irene Giacomelli)

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