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Santa Maria e la Battaglia di Montecatini

LE CHICCHE DI BICE

Quando si parla del prato di Santa Maria, si pensa subito ad eventi religiosi, legati al convento dei frati agostiniani, o alla celeberrima Fiera in Selva, ma se volete, vi cinguetto qualcosa che pochi sanno: la selva del Trinciavelli, cioè la zona tra il convento e la Villa Bellavista, è stato teatro di un importantissimo scontro avvenuto a fine agosto del 1315, la Battaglia di Montecatini.

È stato un evento eccezionale in cui i Guelfi fiorentini, alleati ai Napoletani, e i Ghibellini pisani e di altre città toscane si contendevano la bellissima ed ambita Valdinievole oltre alla citta di Pistoia.

Avete capito? Quel giorno il Borgo è diventato famoso in tutta Europa, bisogna esser fieri; la battaglia ci ha catapultato nei libri di storia ad imperitura memoria, perché al Borgo, a capo delle truppe napoletane, c’era anche Carlo d’Angiò, figlio di Filippo e nipote del re Roberto, sovrano di Napoli.

Ma chi erano mai questi Guelfi e questi Ghibellini? I primi erano i sostenitori del Papa e i secondi, dell’Imperatore. Dovete sapere che, Papa ed Imperatore, da tempo, volevano detenere il primato di essere il numero Uno, per avere il potere universale ma non si trovavano d’accordo. Non solo i bambini piccoli bisticciano, ma anche i grandi, eccome se bisticciano, e sembrano ancora più piccini dei bambini.

Molto tempo perdurò questa noiosa novella dello stento e si ampliò anche ai sostenitori del Papa ed ai sostenitori dell’Imperatore ed allora, in tutta Europa, ma anche qui in Valdinievole, ci fu una lunga lotta tra Guelfi e Ghibellini: e prima vinsero gli uni e poi vinsero gli altri, e dopo primeggiarono gli altri e poi gli uni, un tira e molla continuo come una logorante partita di ping pong.

Il ghibellino Uguccione della Faggiola, signore di Pisa e di Lucca, era un nobile d’origine oscura ma di grande coraggio, valore ed astuzia; aveva occupato le più importanti terre della Valdinievole e si accingeva ad impossessarsi anche di Montecatini e Pistoia sotto il potere, invece, dei Guelfi fiorentini. I Guelfi di Lucca, invece, avevano occupato Buggiano, chiudendo così ad Uguccione un’importante via per i rifornimenti.

Per molti giorni, gli eserciti stettero l’uno davanti all’altro studiando le mosse vincenti, ma Uguccione elaborò un piano diabolico e così, affiancato dall’amico e prode comandante Castruccio Castracani, parlò ai suoi soldati:
Soldati, siamo un esercito forte che conta 11000 fanti e 2000 cavalli, avete nientepopodimenoche il valoroso Capitano Castruccio” – e Castruccio fece un inchino, accennando un sorriso compiacente; poi Uguccione continuò – “nella notte tra il 28 e il 29 Agosto, fingeremo di levare l’assedio e faremo in modo che arrivi la notizia ai Fiorentini, così loro ci inseguiranno, ma noi li imbroglieremo. Alle prime luci dell’alba, con una mossa fulminea, assaliremo i nemici e che vinca il migliore!”

Si alzò fragoroso un grido d’incitamento per Uguccione e i soldati si prepararono per la battaglia che fu combattuta a Borgo a Buggiano, nella piana. La vittoria fu riportata dai ghibellini, ma l’impresa non fu tutta rosa e fiori. Il combattimento fu lungo e doloroso, ci hanno sempre cinguettato che 2000 furono i morti e forse, altrettanti, i prigionieri. Uguccione perse suo figlio Francesco e Filippo suo figlio Carlo. I corpi dei due giovani furono ossequiati e sepolti insieme a Pisa.

(testo di Irene Giacomelli)

    Buggiano

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