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Eh sì, il covid-19 rimarrà nella storia per le vittime, le difficoltà, la lontananza, le nuove abitudini e la mancanza di abbracci… Dovete sapere che anche noi, nei nostri nidi, abbiamo rispettato tutte le norme, assembrandoci solo tra congiunti. Abbiamo anche limitato le migrazioni.

È stato un lungo periodo, in cui nonni e zii ci hanno cinguettato i tempi nei quali, in passato, ci sono state le febbri maligne o la peste.

Tutta la zona pianeggiante del comune ha sempre avuto attorno acque stagnanti, condizione favorevole per la coltivazione di piante, ortaggi, frutti, per la pesca, soprattutto di anguille e lucci (pensate che il Borgo aveva un porto!), ma anche per il terribile puzzo, come quello che proviene dal camion della spazzatura. Nauseabondo, non trovate?! Ecco, allora, tutti i giorni, gli uomini e le donne che specialmente lavoravano nelle zone più a ridosso, erano costretti a respirare un’aria cattiva che indeboliva la loro salute. Anche i miei parenti cercavano di stare ben lontani.

Le febbri tornavano ogni trenta o quaranta anni e ci volevano due o tre anni perché non ci fossero più malati. Non c’erano mica i vaccini o efficaci medicinali?! Pensate che, in quegli anni, calò il numero di abitanti, e, nella mia famiglia, solo i rondinini più robusti e tenaci, sono sopravvissuti! Nelle frazioni del comune morirono molte persone, purtroppo.

Il prozio del bisnonno del babbo del cugino del genero della sorella di mia mamma, nel 1630, in servizio alla porta ovest, insieme alle guardie, controllava e limitava gli ingressi e le uscite dal paese; le botteghe venivano chiuse e gli animali da compagnia, come cani e gatti, venivano addirittura abbandonati (o anche peggio…) perché i borghigiani pensavano che potessero trasmettere la malattia. La mia famiglia aiutò questi poveri animali, accompagnandoli nei boschi di Campioni, perché avessero salva la vita.

Mi hanno cinguettato che da inizio 1500 alla fine del 1700, si abbatterono nel comune di Buggiano numerose epidemie, ma, come se non bastasse, anche altre sciagure. Ci fu un’invasione di cavallette, che eran grosse, ma talmente grosse, che non entravano nemmeno nel becco di una cornacchia, figuratevi in quello di una rondine! Si ebbe un terremoto, che distrusse diversi edifici, poi fu la volta delle carestie: c’era così poco cibo, che i miei antenati sognavano di notte le cavallette e così pareva loro di aver lo stomaco più pieno. Non è mica finita qui. No. Ci furono anche le inondazioni del Torrente Standipesce (che oggi si chiama Cessana) e delle annate freddissime. Si cinguetta che la famiglia di rondini del nido sotto il tetto della canonica a Buggiano furono accolti dal curato, Ricordato

Ricordati, a scaldarsi davanti al caminetto e a condividere con lui il pastrano (un cappotto pesante). Notate qualcosa di strano in questo aneddoto! No? Ve lo dico io: era il 19 luglio 1758. Sicuramente non avevano tempo per annoiarsi, ma hanno avuto tanto da penare!

(testo di Irene Giacomelli)

    Buggiano

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